Giovanni Nano professore di Chirurgia Vascolare dell’Università di Milano e la chirurga vascolare dott.ssa Daniela Mazzaccaro del Policlinico San Donato hanno curato l’edizione di questo manuale appena pubblicato "Update and Avances in Phlebology".
Il manuale, scritto in inglese, descrive le più recenti tecniche di trattamento della malattia varicosa. Tutte le nuove metodiche sono indirizzate a una minor invasività rispetto alle flebectomie e alla scleroterapia, tecniche che hanno rispettivamente 2000 anni e 100 anni. Le flebectomie e la scleroterapia sono state realizzate quando non si sapeva niente della fisiopatologia venosa degli arti inferiori e si pensava che le vene visibili fossero la "patologia" e non l’effetto, come sono, della patologia.
A questo manuale estremamente coraggioso, che merita un plauso incondizionato, hanno contribuito numerosi esperti della UIP (International Union of Phlebology).
“Update and Avances in Phlebology” mostra le nuove strade dei trattamenti conservativi mininvasivi e delinea la flebologia del prossimo futuro. L’opera fa breccia nel pensiero irrazionale e conformista di generazioni di flebologi che tramandano e confermano gli errori gravi dei loro cattivi maestri.
Tra le recenti tecniche non obliterative mininvasive è descritta dal dott. Claudio Rosco e dalla dott.ssa Roberta Munaò, la TRAP (Thee-dimensional Regenerative Ambulatory Phlebotherapy), da pag. 220 a pag. 229, ideata dal chirurgo plastico ricostruttivo dr. Sergio Capurro.
La TRAP tratta l’ ipertensione emodinamica e consiste, come è noto, nell’iniettare in maniera tridimensionale tutto il circolo venoso superficiale, perforante e comunicante, con una soluzione rigenerativa (Patent Capurro PCT).
La soluzione rigenerativa, salicilato di sodio in veicolo idroglicerico tamponato, entrando in contatto con il circolo superficiale e perforante, restringe e rafforza le pareti delle vene perforanti che ritornano continenti. In questo modo la pressione anomala sul circolo superficiale si corregge e le vene spariscono alla vista. Per eseguire la TRAP non c’è bisogno di complessi studi emodinamici, è necessario essere dei bravi iniettori e conoscere i pochi segni del ”territorio” che rivelano l’esistenza degli effetti dell’ipertensione emodinamica.